93 Nuoto senza acqua: il declino delle arti marziali e del Tai Chi Chuan nell’era moderna
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Bruce
Lee, grande ricercatore prima ancora che maestro,
utilizzò una metafora incisiva per descrivere lo stato attuale di molte arti marziali: il "nuoto senza acqua". Questa frase,
tanto semplice quanto potente, racchiude un concetto profondo che rispecchia
una realtà che affronto spesso nei miei articoli e nelle mie lezioni. Oggi più
che mai, questa metafora è valida per comprendere l’evoluzione, o meglio, il
declino delle arti marziali e, in
particolare, del Tai Chi Chuan.
A partire dagli anni '20-'30, gran parte delle
arti marziali si è progressivamente annacquata. Ciò che un tempo era una
pratica viva, ricca di applicazioni reali e di contenuto marziale, si è
trasformato in una serie di movimenti estetici vuoti, distanti dalla loro
origine. Il Tai Chi Chuan, forse uno
degli esempi più emblematici, è stato travolto da questa tendenza. Quella che
era un’arte completa, capace di coniugare movimenti armonici con una solida
base di combattimento e difesa personale, è oggi spesso ridotta a una mera
pratica di benessere fisico o mentale. Già negli anni '60, Bruce Lee denunciava questa deriva.
La sua metafora del "nuoto senza acqua" rappresenta esattamente ciò che è successo:
molti praticanti e insegnanti si concentrano sulla forma esteriore, ma hanno
dimenticato l’essenza. È come se un nuotatore cercasse di imparare a nuotare in
una piscina vuota. Non importa quanto siano precisi i movimenti: senza l'acqua,
non si potrà mai veramente nuotare. Allo stesso modo, molte arti marziali, e
soprattutto il Tai Chi Chuan, si
sono ridotte a "espressioni vuote", fatte di movimenti eleganti e
applicazioni teoriche limitate a un ambiente controllato come il dojo. Hanno
perso quasi completamente la loro componente marziale, diventando più arte che
marziale.
Il Tai
Chi Chuan, che per secoli ha rappresentato un’arte marziale completa, in
grado di combinare la meditazione con tecniche di combattimento efficaci, oggi
è percepito principalmente come una pratica di rilassamento o una ginnastica
dolce per anziani. È indubbio che il Tai
Chi Chuan offra benefici per la salute e il benessere, ma ridurlo
esclusivamente a questo significa tradirne la natura più profonda. La vera
essenza marziale è stata quasi del tutto dimenticata.
Dopo oltre 40 anni di ricerca e pratica nel Tai Chi Chuan e in altri stili interni,
mi sono reso conto di quanto sia difficile mantenere intatta la componente
marziale. Nel 2008, ho fondato il Free
Moving Internal Arts proprio con l’intento di riportare alla luce la vera
natura di queste discipline, seguendo lo stesso spirito di ricerca che animava Bruce Lee. Non mi sono mai accontentato
delle forme esterne: nella mia scuola, ogni tecnica deve essere viva, reale,
autentica. Ogni movimento deve avere una sua applicazione marziale concreta,
non solo estetica.
Tuttavia, è importante chiarire che ciò che
propongo non ha nulla a che vedere con gli sport da combattimento moderni, che,
seppur validi, sono regolati da norme e vincoli ben precisi. Gli sport da
combattimento, per quanto brutali possano sembrare, hanno regole che li
differenziano profondamente dalle arti marziali tradizionali. L'arte marziale
vera, infatti, va oltre le regole del combattimento sportivo: riguarda la
formazione interiore, la costruzione di una struttura fisica e mentale che
consenta di affrontare qualsiasi situazione, non solo sul tatami o sul ring, ma
nella vita quotidiana.
Per comprendere davvero le arti marziali,
bisogna ricostruire sia una solida struttura esterna – il corpo, la forma, la
tecnica – sia una profonda struttura interna – l'energia, la mente, la
consapevolezza. È necessario avere tutti i pezzi del puzzle per poter
avvicinarsi il più possibile a ciò che le arti marziali erano un tempo e a come
sono state vissute per secoli. Non si tratta solo di "fare le mosse
giuste", ma di comprendere il significato di ogni movimento, di vivere
ogni tecnica come un'esperienza completa.
In conclusione, il rischio che oggi si corre è
quello di continuare a "nuotare
senza acqua", praticando arti
marziali vuote, prive del loro spirito originario. Il mio invito è a
tornare all’essenza, a ricercare la verità dietro le forme, proprio come faceva
Bruce Lee. Non accontentiamoci di
movimenti esteticamente perfetti: cerchiamo la realtà, la verità marziale, per
dare nuovo valore alle nostre pratiche. Le
arti marziali non sono solo arte, né solo combattimento: sono una via, un
percorso di crescita personale, fisica e spirituale. Solo ritrovando questo
equilibrio possiamo tornare a vivere le arti marziali come sono state create e
tramandate nei secoli.
Stefano
Bernacchi
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